Oriana Fallaci: la donna oltre il personaggio
Desidero inaugurare questo blog sulle eccellenze Made in Italy traendo spunto dalla fiction televisiva che nelle serate del 16 e del 17 febbraio ha collocato in prima visione una donna particolarmente attiva nel Novecento, la cui penna tagliente ha impregnato di coraggio e di denunce le pagine di numerose testate giornalistiche nonché di libri scritti di suo pugno: Oriana Fallaci.
Non intendo entrare nel merito dell'interpretazione dell'attrice Vittoria Puccini né dello spessore narrativo della sceneggiatura scritta da Stefano Rulli e Sandro Petraglia, in quanto sono stati già largamente bersagliati a suon di critiche negative sul web. È mio interesse, piuttosto, porre l'accento sulla donna intorno alla quale si è costruito lo splendido personaggio di Oriana Fallaci.
Nata negli anni ardenti caratterizzati dall'ascesa del fascismo, Oriana Fallaci partecipò giovanissima alla Resistenza italiana nel ruolo di vedetta e di staffetta; nel 1943, a soli quattordici anni, ricevette un riconoscimento d'onore dall'Esercito Italiano.
Abbandonò presto la facoltà di medicina per cimentarsi nel giornalismo, debuttando presso un quotidiano d'ispirazione cristiana, dal quale venne cacciata in seguito al suo rifiuto di scrivere un articolo contro Palmiro Togliatti: tale avvenimento sottolinea come fosse difficile sottomettere l'indomita indole ribelle della giovane Oriana, caratteristica questa che le provocò, in seguito, critiche e fama perpetua. Fu una donna forte, dunque, ma al tempo stesso fragile: di ritorno da New York, dove era stata inviata per scrivere sui retroscena di Hollywood, conobbe ed iniziò una relazione con Alfredo Pieroni e nel 1958 scoprì di aspettare un bambino da lui. Poco tempo dopo, però, la Fallaci subì un aborto spontaneo e lei stessa rischiò la vita: ripresasi, sprofondò in una cupa depressione che la spinse a tentare il suicidio dopo aver incontrato per l'ultima volta Pieroni.
Nel 1973 conobbe Alexandros Panagulis, leader dell'opposizione greca al regime Colonnelli, e ne divenne compagna di vita fino alla morte di lui, avvenuta in un misterioso incidente stradale nel 1976. Nel 1975, la Fallaci e Panagulis collaborarono alle indagini sulla morte di Pier Paolo Pasolini, amico della coppia: la Fallaci fu la prima a denunciare il movente politico dell'omicidio del poeta italiano. Lo stesso anno uscì il primo libro di Oriana Fallaci diverso dall'inchiesta giornalistica, Lettera a un bambino mai nato, dedicata al figlio, poi perso: fu un grande successo editoriale e vendette 4 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo. La storia di Panagulis venne invece raccontata nel romanzo della scrittrice, Un uomo, pubblicato nel 1979: la Fallaci ha sempre considerato l'incidente del compagno un vero e proprio omicidio politico e la sua morte segnò indelebilmente la vita della scrittrice.
Di particolare rilievo fu la realizzazione, nel 1961, di un reportage sulla condizione della donna in Oriente, da cui scaturì il primo vero successo editoriale della Fallaci scrittrice con l'opera Il sesso inutile. All'attività di reporter hanno fatto seguito numerose interviste ad importanti personalità politiche, tra cui quella, rappresentata nella fiction, all'ayatollah Khomeini, durante la quale la Fallaci lo apostrofò come "tiranno" e si tolse il chador che era stata costretta ad indossare per essere ammessa alla sua presenza. Alcune delle sue interviste sono raccolte nell'opera Intervista con la storia, pubblicata nel 1974.
In seguito agli attentati dell'11 settembre, la Fallaci scrisse libri ed articoli mediante i quali denunciò la decadenza della civiltà occidentale, incapace di difendersi dalle minacce provenienti dal fondamentalismo islamico: le sue ferme prese di posizione suscitarono sia elogi sia contestazioni dal mondo politico e dall'opinione pubblica. Secondo la sua opinione staremmo assistendo ad un pianificato tentativo del mondo musulmano d'islamizzare l'Occidente, tesi sostenuta a fronte della crescente pressione esercitata dalle immigrazioni islamiche verso l'Europa e, soprattutto, l'Italia. Un concetto, questo, che, a mio avviso, lascia trapelare una notevole modernità.
Una grande scrittrice, dunque, una donna forte ed una giornalista coraggiosa. Nonostante le critiche che sono state mosse a tale personaggio, credo comunque che esso possa essere annoverato nell'elenco di grandi eccellenze italiane. Sarebbe bello se, al di là delle sue idee ed opinioni, fosse presa a modello da molte più donne, se non altro per la tenacia con la quale ha manifestato apertamente i propri ideali, combattendo per l'informazione libera e per la ricerca della verità.
Concludo l'articolo con una frase che considero significativa per la definizione di questa grande donna:
"Dire che il popolo è sempre vittima, sempre innocente, è un'ipocrisia e una menzogna e un insulto alla dignità di ogni uomo, di ogni donna, di ogni persona. Un popolo è fatto di uomini, donne, persone, ciascuna di queste persone ha il dovere di scegliere, di decidere per se stessa; e non si cessa di scegliere, di decidere, perché non si è né generali né ricchi né potenti." (tratto da Un uomo di Oriana Fallaci)